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che pareva un leone. Leoncino, sentendo tutte queste lodi, non capiva più nella pelle dalla consolazione: e già si figurava di aver riconquistato il
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", rispose l'oste: e presa la candela, se ne tornò su, nella sua cameretta. Ora bisogna sapere che Golasecca aveva un bruttissimo vizio: quello cioè di
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, che la vedo anche al buio! ... ". "Se hai fame", rispose Golasecca, ridendo di un riso sguaiato e canzonatore, "fruga nella mia tasca, e ci troverai
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l'Aritmetica non vuole entrarmi nella testa! Sta' a vedere che un libero cittadino non è padrone di non saper l'abbaco? Perché anch'io sono un libero
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il povero Nanni nella tasca di Golasecca, si diè a fuggire attraverso gli alberi della foresta, senza curarsi dove sarebbe andato a battere il capo. Il
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con tanto gusto poche ore prima. E ripensando a tutte queste cose, e facendo nella sua testina un piccolo calcolo a mezz'aria, venne finalmente a
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balocchi fino al segno di pigolare tutti i giorni qualche soldo per comprarsi un burattino o un cavallo di terra cotta col fischio nella coda. Voi forse mi
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lo zio Eugenio." Lo zio Eugenio (un gran capo-ameno) era fratello della mamma dei ragazzi, e stava con gli altri in famiglia, avendo nella medesima
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abiti da maschera. Appena, però, si accorsero che la mamma, dopo averli baciati, era rientrata nella sua camera, saltarono dal letto e si posero a
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quasi pulita, nella quale eravamo costretti a passare circa sei ore della giornata, e dove qualche volta s'imparava anche a leggere, a scrivere e a far di
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altre parole, si chinò, e preso il povero scimmiottino per la collottola, se lo pose nella tasca della sua casacca. Poi abbottonò la tasca con tre
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lei monterebbe anche il matto ?" "Chi è il matto?" "Gli è appunto quel cavallaccio, che abbiamo nella stalla." "E perché lo chiamate il matto
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. Lo cercarono nell'armadio di camera, nella dispensa della sala da pranzo, nelle stanze di guardaroba, nei sottoscala, in tutti gli sgabuzzini e
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e fuori di casa lo chiamavano tutti in canzonatura col soprannome di Pipì , parola che nella lingua parlata delle scimmie, vuol dire precisamente
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nella sua camera, si pose a spazzolarlo e a strigliarlo, come se fosse stato un cavallo. Quel povero cappello in alcuni punti era diventato bianchiccio
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nella mota? E il giubbettino e i calzoni fatti in pezzi da quel dispettosaccio di pruno? E la camicia di tela fina diventata, tutt'a un tratto, di
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strillando scappò dalla stanza: ma dopo poco tornò. Quando rientrò nella stanza, aveva la sua giubbettina infilata e tutta abbottonata, come un piccolo
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Alfredo, Gino e Ida entrano tutti e tre insieme nella stanza preceduti da Bettina, che va a posare il lume sulla tavola. ALFREDO ( levandosi il
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aprire, chiesero premurosamente: "È alzato il padroncino Alfredo?" "Il padroncino", rispose il portiere, "è nella sala terrena, che prende il caffè e latte
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." "Ti pare che voglia dirlo a Pierino? Piuttosto mi taglierei la lingua ... Eccolo! ... è lui!" In quel mentre entrò nella stanza, ballando e saltando
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collo del suo padroncino. Chi più beato, chi più felice di Gigino? Ballando e saltando corse a rinchiudersi nella sua camerina, e lì tanto fece e tanto
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di molti ragazzi, cominciò a mettersi nella testa che il suo Pulcinella non volesse parlare né rispondergli, perché era indispettito con lui